L’angioedema ereditario è caratterizzato da attacchi ricorrenti di angioedema a livello cutaneo, della laringe e del tratto gastrointestinale.
La bradichinina è il mediatore chiave dei sintomi e Icatibant ( Firazyr ) è un antagonista selettivo del recettore B2 della bradichinina.
Due studi in doppio cieco, randomizzati e multicentrici, hanno valutato l’effetto di Icatibant in pazienti con angioedema ereditario presentatisi con attacchi cutanei o addominali.
Nello studio FAST-1 ( For Angioedema Subcutaneous Treatment 1 ), i pazienti hanno ricevuto Icatibant oppure placebo; nello studio FAST-2, sono stati trattati con Icatibant o Acido Tranexamico per via orale, alla dose di 3 g al giorno per 2 giorni.
Icatibant è stato somministrato una sola volta per via sottocutanea alla dose di 30 mg.
L’endpoint primario era il tempo mediano al sollievo clinicamente significativo dei sintomi.
In totale, 56 e 74 pazienti sono stati sottoposti a randomizzazione, rispettivamente, negli studi FAST-1 e FAST-2.
L’endpoint primario è stato raggiunto in 2.5 ore con Icatibant versus 4.6 ore con placebo nello studio FAST-1 ( P=0.14 ), e in 2 ore con Icatibant versus 12 ore con Acido Tranexamico nello studio FAST-2 ( P minore di 0.001 ).
Nello studio FAST-1, 3 pazienti trattati con Icatibant e 13 trattati con placebo hanno avuto bisogno di trattamento con farmaci di salvataggio.
Il tempo mediano al primo miglioramento dei sintomi, valutati dal paziente e dal ricercatore, è risultato significativamente più breve con Icatibant in entrambi gli studi.
Non è stato osservato nessun evento avverso grave legato a Icatibant.
In conclusione, nei pazienti con angioedema ereditario e attacchi acuti, è stato osservato un beneficio significativo con Icatibant rispetto ad Acido Tranexamico in uno studio e un beneficio non-significativo con Icatibant rispetto a placebo nell’altro studio per quanto riguarda l’endpoint primario.
L’uso precoce di farmaci di salvataggio potrebbe avere nascosto i benefici di Icatibant nello studio con placebo. ( Xagena2010 )
Cicardi M et al, N Engl J Med 2010; 363: 532-541
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